Video-Intervista (la Repubblica)
Gli psicanalisti escono allo scoperto e inviano una lettera al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo ruolo di garante dei diritti, per rilevare la diffusa atmosfera di crescente violenza e intolleranza nel nostro Paese, che rischia di far degenerare l’intero tessuto delle relazioni sociali.Essi tengono a sottolineare come sia oggi impossibile affrontare la dimensione individuale del trauma, senza far entrare nel campo analitico la dimensione traumatica collettiva e sociale di fenomeni, quali l’intolleranza, il razzismo, il terrorismo, le violenze urbane, l’autoritarismo, che si vanno affermando, con velocità preoccupante, nella nostra epoca. Ogni giorno, nelle loro stanze discrete, affrontano i disagi e hanno a che fare con le ferite più intime dei loro pazienti, costretti a respirare un’aria sempre più crudele, impietosa, fredda, una intolleranza e un razzismo crescente, capace solo di generare «una società psicopatica, paranoica e autoritaria». Se «la disumanità è un rischio costante per l’umano in cui si può scivolare quasi inavvertitamente […], ancor più necessario è riuscire ad ascoltare anche quello che si cela sotto la paura, per trasformarla in possibilità di contatto con se stesso e con l’altro». Il denominatore, insomma, è trasformare se stessi e le situazioni, è riconoscersi «comunità di vita», come dicono oggi i freudiani, ovvero «comunità consapevole» in cui gli individui si realizzano, come affermava Jung.
Di tutto questo abbiamo parlato con due psicanalisti junghiani, Marigia Maulucci, psicologa analista, della commissione scientifica del CIPA (Centro Italiano Psicologia Analitica) e Massimo Germani, psichiatra e psicanalista dell’AIPA (Associazione Italiana Psicologia Analitica), coordinatore del Gruppo teorico-clinico sui processi traumatici complessi.